Siamo a Frattamaggiore, città che da un po’ di anni vive un fermento importante per quello che riguarda il settore food con locali interessanti, alcuni davvero degni di nota. Qui c’è un indirizzo imperdibile, un piccolo compendio di ottima cucina e accoglienza: Mirù Canina Nova. Ci siamo già passati qualche anno fa ed eccoci tornati.
Mirù Cantina Nova Frattamaggiore
E’ un bel Sabato sera e noi abbiamo prenotato per tempo il nostro tavolo. Parcheggiamo l’auto in strada a pochi metri dal locale, arriviamo. Entrando c’è una sorta di ingresso con salottino, a sinistra si accede in una grande sala divisa in due ambienti, (il secondo più piccolo) con tante bottiglie di vino come se fossimo in un’enoteca, domina il legno. Anche le sedie sono di legno, la mise en place semplice ma d’effetto con le tovaglie che rimandano alle vecchie osterie di paese. Pavimenti in cotto e una luce non eccessiva creano un’atmosfera calda, invitante. Un luogo semplice che sembra accogliere il cliente come l’abbraccio di una mamma.
Ci saranno una quarantina di posti a sedere. Insomma ci sono tutti gli ingredienti per trascorrere una piacevole serata.
Ma veniamo a quello che ci (e vi) interessa di più ossia la proposta gastronomica. Da Mirù Cantina Nova non c’è di solito il menù alla carta, questo per un motivo ben preciso. Qui la cucina è espressa e cambia di continuo in base alla disponibilità e stagionalità dei prodotti e a quello che il mercato giornaliero offre.
Il bravo Giovanni (che coordina la sala) è una sorta di menù parlante e ci illustra le proposte del giorno. Gli antipasti, in particolare l’antipasto Mirù (tapas in chiave partenopea), poi tre primi, i secondi: stoccafisso, baccalà e la carne, e poi i contorni e i dolci.
Da bere optiamo per due calici di Kajanero dell’Azienda Agricola Vestini Campagnano, un rosso ben strutturato, con sentori di frutti rossi e spezie. Morbido, rotondo e con una buona personalità. Sarà lui ad accompagnare la nostra cena.
Kajanero di Vestini Campagnano
Decidiamo di cominciare con due antipasti di Mirù: in pratica sono cinque proposte, una sorta di “tapas” ma rivisitate con gli ingredienti e i prodotti del territorio.
Antipasto
Ecco una straordinaria e delicata polentina fritta con mousse di mortadella (che goduria) e fonduta di provolone. Una piccola poesia di sapori, complimenti.
Polenta fritta con mousse di mortadella e fonduta di provolone
Un involtino di verza ripiena con la stessa verza e la salsiccia. Sempre un ottimo connubio.
Verza ripiena
Una commovente polpettina di baccalà su salsa di pomodori, capperi e olive. Ammetto che abbiamo ceduto alla scarpetta (quando il dovere chiama…).
Polpettina di baccalà su salsa di pomodoro olive e capperi
Un tocchetto di gateau di patate. Un classico della cucina partenopea ma eseguito alla perfezione.
Gateau di patate
E infine una lasagnetta con salsiccia sbriciolata, friarielli e provola. Altro classico della cucina napoletana: salsiccia e friarielli è un binomio vincente, questa lasagnetta è stata un’apoteosi di gusto.
Lasagnetta con salsiccia e friarielli
L’antipasto ci ha colpito per la varietà e per la qualità delle materie prime. Ogni proposta è realizzata con prodotti del territorio perfettamente cucinati. Tutto eccellente, ma quella polentina fritta con mousse di mortadella, quella polpettina di baccalà su quel sugo peccaminoso e profumato e quella lasagnetta salsiccia friarielli e provola me le sognerò di sicuro stanotte.
Decidiamo di provare due primi. Un risotto con vellutata di zucca, funghi porcini, riduzione e polvere di caffè. Decisamente interessante, riso mantecato alla perfezione. Sorprendente l’abbinamento della dolcezza della zucca con il sapore più marcato dei porcini. La chicca è la riduzione e la polvere di caffè che gli donano una spinta maggiore. Tocco gourmet ma che ci sta benissimo.
Risotto con vellutata di zucca porcini e riduzione e polvere di caffè
Ma la vetta più alta a parer mio la raggiungiamo con i tubettoni lardiati su crema di fagioli borlotti e pecorino bruciato. Da tempo non mangiavo un primo piatto così buono: perfetta la cottura della pasta, avvolgente, suadente, meravigliosa la crema di fagioli borlotti con un tocco lievemente piccante, il dolce della crema di fagioli viene equilibrato dalla nota sapida ma al contempo lievemente affumicata del pecorino bruciato. Un piatto con un equilibrio di sapori unico, che nella sua semplicità mi ha stregato. Fantastico. Provatelo e capirete perché sono rimasto così colpito.
Tubettoni lardiati su crema di fagioli borlotti e pecorino bruciato
Intanto passa a salutarci Michele D’Ambra titolare (insieme allo chef Ruggiero Ganzerli) di Mirù. Ci racconta come è nato questo ristorante e anche tante altre i dee e progetti in cantiere. Michele è preparato, gentile, appassionato. Un vero imprenditore della ristorazione con un piccolo grande segreto: la passione. Si vede da un miglio lontano che questo è il suo mondo e che ama il suo lavoro.
Prendiamo anche un secondo. Qui si opta per un classico: stoccafisso con pomodori olive e capperi. Un piatto che ho ordinato perché mi ricorda la cucina della mia cara mamma Ada. Amava farlo anche lei e lo adorava. Devo dire che mi sono emozionato gustandolo ripensando anche a mamma. Stoccafisso selezionato e di grande qualità, eccezionale.
Stoccafisso con pomodoro olive e capperi
Come contorno prendiamo delle chips di patate fresche tagliate e fritte al momento.
Patate fritte
Passa a salutarci anche lo chef Ruggiero Ganzerli, loquace, verace, vulcanico, simpatico. Uno chef che ha cominciato da autodidatta, formandosi nel tempo e diventando a parer mio fenomenale. Gli faccio i complimenti perché ho mangiato divinamente. E quando mangi bene e stai bene in un posto, ti viene subito voglia di tornarci.
Saremmo sazi ma che sarebbe la vita senza un po’ di dolcezza? E allora vai col dessert. Intanto ci offrono un assaggio di ricotta e pera scomposta: in pratica una lingua di gatto al pistacchio con una deliziosa crema di ricotta e riduzione di pera. Very good.
Ricotta e pera scomposta
E ordiniamo una crostata con crema pasticcera e frutti di bosco. Molto buona anche questa.
Crostata con crema pasticcera e frutti di bosco
Prendiamo due amari (immancabili) e chiediamo il conto. Paghiamo 80 euro in due. Rapporto qualità prezzo corretto.
Mirù Cantina Nova a Frattamaggiore rappresenta una certezza. Qui trovi una cucina semplice come concetto ma eccezionale. Lo chef Ruggiero Ganzerli è a parer mio un fuoriclasse, riesce come pochi ad elevare e valorizzare i fantastici prodotti del territorio. La sua è una cucina espressa che segue la stagionalità, la freschezza e la reperibilità delle materie prime. Ho trovato tutto ottimo, memorabili i tubettoni che ho provato. Ritornerò anche per gustare la sua pasta e patate (pare sia paradisiaca) fatta come tradizione vuole con la crosta del parmigiano. Buona e fornita la carta dei vini. Una menzione poi va al servizio rapido e professionale e a Giovanni (sorridente e preparato) ottimo responsabile di sala e capace di spiegare tutte le proposte nel dettaglio e mettere sempre il cliente a proprio agio. Corretto il rapporto qualità – prezzo.
Da Mirù Cantina Nova si mangia bene, e non ti stancherai mai di andarci perché il menù cambia continuamente. Un indirizzo da provare, provare, provare e riprovare ancora. Garantiamo noi. Rivelazione.
Mirù Cantina Nova
Via Padre Mario Vergara n.216
Frattamaggiore (Na)
Tel. 081 19255529
Visita la pagina Fb di Mirù Cantina Nova
Nel nostro viaggio alla ricerca degli indirizzi da non perdere siamo a Somma Vesuviana, senza ombra di dubbio è uno dei comuni più interessanti di tutta l’area vesuviana. Somma ha origini molto antiche (da queste parti pare sia morto l’Imperatore Cesare Augusto) ed è un comune che mantiene orgogliosamente vive tradizioni contadine che resistono al tempo. Abbiamo scelto per cena l’Osteria Summa Terra.
Particolare sala interna
Siamo proprio accanto alla bella Chiesa (e al complesso Monumentale) di Santa Maria del Pozzo, un vero gioiello architettonico. Qui trovare posto per l’auto non sarà mai un problema (c’è spazio e parcheggio a volontà). La prima cosa che colpisce dell’ Osteria Summa Terra è la location: siamo in pratica all’interno del Museo della Civiltà Contadina “Michele Russo”, uno spazio suggestivo dove ci si immerge nelle antiche tradizioni rurali e contadine potendo ammirare oggetti e utensili antichi legati al nobile lavoro nei campi. Un luogo che ha qualcosa di ancestrale e che colpisce il visitatore trasportandolo in una realtà antica e sincera. Due sale interne e tanto spazio esterno (immaginiamo sia piacevole pranzare con la bella stagione all’aperto). Alle pareti oggetti e utensili di vita contadina. Arredo semplice ma curato, nel complesso un’atmosfera calda e accogliente.
Osteria Summa Terra Sala interna
Solito sguardo al menù e alla proposta gastronomica. Un vero trionfo della cucina contadina e del territorio: verdure, prodotti del territorio (molti presidi slow food) e chiaramente sua maestà il baccalà, del resto siamo a Somma Vesuviana la patria del baccalà. L’Osteria aderisce all’alleanza Slow food dei cuochi il cui impegno primario è garantire l’uso in cucina di materie prime di qualità, raccontare l’origine dei prodotti e dei produttori. Si può ordinare a la carte ma c’è anche la possibilità di scegliere un menù tutto dedicato al baccalà. Noi ordiniamo “a la carte”. Da bere prendiamo una minerale e una bottiglia di Ponte Pellegrino Pallagrello Nero Terre del Volturno IGP, un discreto rosso di buon corpo e bella nota fruttata.
Ponte Pellegrino Pallagrello Nero Terre del Volturno IGP
Intanto ci arriva il pane di San Sebastiano al Vesuvio fatto con il criscito, ossia acqua, farina e parte dell’impasto delle precedenti infornate, lasciato a fermentare per oltre dieci ore. Un pane spettacolare..
Pane di San Sebastiano al Vesuvio
Optiamo come antipasto per un percorso degustazione di baccalà in cotture e abbinamenti diversi. Si comincia con tartare di baccalà al lime con una ganache di albicocche “pellecchiella”e brodo di polpo. Fresco, suadente, aromatico, buonissimo con il pepe rosa in grani che ben si sposava con il sapore delicato e sapido del baccalà, sorprendente l'abbinamento con l'albicocca pellecchiella. Ottimo inizio…
Tartare di baccalà
L’antipasto prosegue con una proposta spettacolare: baccalà scottato con crema di peperoni arrostiti, polvere di olive, crena di latte e pancetta croccante. Ho trovato questa proposta incredibile, buonissimo il baccalà, compatto, sapido, perfetto l’abbinamento con la crema di peperoni e la polvere di olive, intrigante la nota croccante della pancetta.
Baccalà scottato con crema di peperoni arrostiti polvere di olive crema di latte e pancetta
Non poteva mancare poi il baccalà fritto proposto su su crema di zucca, chips di carote e cacao. Frittura non unta, asciutta, interessante l’abbinamento con il sentore dolce della crema di zucca.
Baccalà fritto su vellutata di zucca e chips di carota
L’antipasto tutto a base di baccalà ci ha convinto. Abbiamo trovato un’ottima materia prima, di ottima qualità il baccalà cucinato e preparato a dovere in proposte non banali e decisamente interessanti. Complimenti.
La nostra serata prosegue alla grande. Ecco i primi, due piatti di candele con ragù alla genovese di cipolla ramata di Montoro, polpo e pomodoro secco. Le candele non spezzate vengono servite intere e sono belle anche da vedere. Buonissima la genovese.
Candele con ragù alla genovese di cipolla ramata di Montoro e polpo
L’altro piatto sono le eliche con crema di carciofi, pancetta e olio alla menta. Anche queste sono notevoli, delicata la crema di carciofi, interessante il connubio con la pancetta, profumato l’olio aromatizzato alla menta. Un gran bel primo piatto.
Eliche con crema di carciofi pancetta e olio alla menta
La nostra cena prosegue piacevolmente, intanto abbiamo preso anche due secondi: un calamaro con scarole e crema di latte. Molto buono.
Calamaro scottato con scarole e crema di latte
E un commovente baccalà fritto con pastella al nero di seppia su una vellutata di carote con olive e capperi. Di ottima fattura il baccalà preparato a regola d’arte.
Baccalà in pastella di nero di seppia
Siamo sazi e nostro malgrado siamo costretti a saltare il dolce. Prendiamo due amari e chiediamo il conto. Paghiamo in tre 32 euro a persona. Molto buono il rapporto qualità - prezzo.
L’Osteria Summa Terra a Somma Vesuviana vale certamente la visita. La location è caratteristica, calda e suggestiva. La struttura è adiacente alla bellissima Chiesa e al complesso monastico e monumentale di Santa Maria del Pozzo ed è inserita in pratica del Museo della Civiltà Contadina “Michele Russo”. La cucina è un vero trionfo del territorio vesuviano e campano: tradizioni contadine con prodotti di eccellenza (molti presidi slow food come la papaccella riccia tanto per citarne uno) e naturalmente il baccalà che da queste parti è il Re incontrastato. Uno dei loro punti di forza è la valorizzazione di piccoli e validi produttori locali con cui c’è un legame forte e diretto. Una cucina semplice ma di buon livello che in certo senso valorizza il rapporto con questa terra. Le proposte sono interessanti e ben presentate (ottimo davvero il baccalà). Il personale è gentile e garbato, buono il rapporto qualità prezzo, sicuramente da potenziare la carta dei vini. Nel complesso questo è un indirizzo molto interessante da consigliare e visitare. Parola dei Templari del Gusto.
N.B. Attenzione l'Osteria Summa Terra è aperta il Giovedi a cena, il Venerdì a cena, il Sabato a pranzo e cena e la Domenica a pranzo.
Osteria Summa Terra
Piazza Santa Maria del Pozzo 1
Somma Vesuviana (Na)
Tel. 081 5318496
Visita il sito web dell’Osteria Summa Terra
Siamo nella bella e opulenta Modena, per cena mi sono fermato in un posticino molto interessante: Trattoria Via Ferrari. Siamo in linea d’aria tra la stazione e il Museo Ferrari in una zona semicentrale della città. Noi abbiamo prenotato il nostro tavolo da due. Veniamo accolti con garbo e gentilezza, ci accomodiamo. Il locale appare tradizionale, per certi versi rassicurante, curato e accogliente con alle pareti diversi richiami alla storia della città e al mondo delle autovetture (come è ovvio).
Belle in particolare alcune pareti in pietra viva, la mise en place è semplice ma gradevole.
Come al solito dedico un accurato sguardo al menù, è un vero trionfo della cucina della tradizione modenese: salumi, gnocco fritto con culazza, formaggi, calzagatti, frittelle di baccalà e poi tortellini, tortelli, tagliatelle, e le carni, e la polenta. Insomma c'è tanto ben di Dio e per noi solo l’imbarazzo della scelta.
Chiaramente ci muoviamo nel solco della tradizione. Da bere prendiamo una minerale e un lambrusco (ovvio!), la nostra scelta cade su una bottiglia di Lambrusco Grasparossa di Castelvetro DOC Rive dei Ciliegi di Francesco Vezzelli, di un bel colore rosso intenso, frizzante ma secco, asciutto ideale per accompagnare la nostra cena tutta modenese.
Lambrusco Grasparossa Rive dei Ciliegi di Francesco Vezzelli
In attesa dell’antipasto ci arriva un gradito entreé: stria con salame Felino. Che buona... La Stria è la tipica focaccia modenese che un tempo si cuoceva in forno prima del pane per stabilire e controllare se la temperatura fosse quella giusta.
Stria e salame Felino
Ordiniamo un piatto di salumi, una sinfonia di profumi e sapori: coppa, prosciutto di Parma, capocollo, mortadella, i ciccioli.
Salumi
Da accompagnare con lo gnocco fritto, immancabile da queste parti.
Gnocco fritto
Ci servono anche le calde e squisite tigelle, il tipico pane dell’Appennino modenese fatto con farina, strutto, lievito e acqua, da farcire con i salumi.
Tigelle
Oltre ai salumi si possono farcire le tigelle anche con strutto di maiale e crema di parmigiano reggiano. Al diavolo la dieta, ci concediamo un meritato strappo alla regola.
Strutto e crema di parmigiano reggiano
E’ il momento del primo piatto. Anche qui ci muoviamo nel solco della tradizione più pura: tortellini modenesi in brodo di cappone. Spettacolari.
Tortellini modenesi in brodo di cappone
Decidiamo di gustarli anche con una generosa quantità di parmigiano reggiano.
Tortellini modenesi in brodo di cappone con parmigiano reggiano
Tortellini fatti a regola d’arte, goduriosi e con il brodo di cappone ci stanno a meraviglia. Chapeau.
La nostra cena prosegue in maniera piacevole tra una chiacchiera e un calice di lambrusco. Decidiamo anche di provare un secondo. Brasato di manzo su polenta con foglia di alloro e anice stellato, un piatto che mi ha conquistato, delizioso.
Brasato di manzo su polenta
Siamo a Modena, non possiamo esimerci dal gustare anche un po’ di parmigiano 40 mesi con un buon aceto Balsamico.
Parmigiano 40 mesi con aceto balsamico di Modena
Prendiamo un grappino e chiediamo il conto. Paghiamo per la nostra cena 74 euro in due. Ho trovato assolutamente corretto e conveniente il rapporto qualità-prezzo.
La Trattoria Via Ferrari rappresenta un ottimo indirizzo dove poter gustare la cucina della tradizione modenese ben eseguita. Ottimi i prodotti e le materie prime, fantastici i salumi e superbi i tortellini in brodo di cappone che ho provato (per non parlare di quel brasato con la polenta).
Personale sorridente, educato e professionale. Assolutamente corretto il rapporto qualità-prezzo. Un indirizzo interessante da segnare in agenda se siete da queste parti e volete provare la tipica cucina modenese con la sicurezza di fare centro. Non aspettatevi effetti speciali ma di sicuro avrete la certezza di mangiare bene e pagare il giusto. Consigliato.
Trattoria Via Ferrari
Via Paolo Ferrari n. 21 – 25
Modena
Tel. 059 239004
Visita il sito web della Trattoria Via Ferrari
II nostro viaggio “templare” fa tappa nella Capitale. Siamo a Trastevere, questa è una delle zone di Roma che amo di più, un luogo ricco di storia, dove si respira un’atmosfera unica e dove più che in ogni altro posto si capisce cosa significhi il termine “romanità”.
Trastevere fu la casa di Gioacchino Belli, poeta noto in particolar modo per le sue poesie in dialetto romanesco e per il suo legame con questi luoghi. A Gioacchino Belli hanno dedicato una statua nell’omonima piazza, situata all’inizio di Viale Trastevere, questi luoghi furono anche fonte di ispirazione dell’altro grande poeta romanesco Trilussa. Dopo una bella passeggiata tra i vicoletti brulicanti e dopo aver respirato la frizzante atmosfera "trasteverina", abbiamo scelto per cena un indirizzo che per noi rappresenta una certezza. Abbiamo prenotato un tavolo in un luogo a noi ben noto già visitato qualche anno fa: l’ Hosteria dei Numeri Primi.
Il ristorante si trova in Via del Politeama a pochi passi da Via del Moro. Arriviamo (dopo aver prenotato il nostro tavolo da due) intorno alle 21.00. Ci accolgono con garbo e gentilezza. Il locale è come lo ricordavo: semplice ma nel contempo intimo e raffinato, minimal e curato, ci saranno una cinquantina di coperti, dominano i colori chiari, il bianco ed il tortora. Bella, semplice ma d’effetto la mise en place.
Ci accomodiamo al nostro tavolo. Sono curioso di provare di nuovo la loro cucina. Una rapida occhiata al menù: appare vario e ricercato ma ci sono anche dei piatti tipici della cucina romana. Noto anche delle interessanti proposte di pesce.
Arriva un gentilissimo cameriere che ci elenca anche i piatti “fuori menù” disponibili, anche questi praticamente tutti di mare.
Ordiniamo da bere una minerale e due calici di Montefalco Sagrantino DOCG della Cantina Rafin: un rosso carico, intenso, strutturato con una deliziosa nota minerale e sentori di frutti rossi e spezie. Ottima scelta.
Cominciamo con gli antipasti: una burratina di loro produzione con sedano e bottarga e una spettacolare e delicata tartare di tonno con pane croccante e crema di finocchi. Il tonno era meraviglioso, bella la nota croccante conferitagli dai dadini di pane croccante e sorprendente l’abbinamento con la crema di finocchi. Decisamente un gran piatto.
Tartare di tonno pane croccante e crema di finocchi
Divino l’altro antipasto: dei gamberoni con fonduta di cacio e pepe e favette croccanti. Anche in questo caso sono rimasto favorevolmente colpito. Che meraviglia l’abbinamento dei gamberoni con la fonduta di cacio e pepe (attenzione crea dipendenza).
Gamberoni con fonduta di cacio e pepe e fave croccanti
Ci godiamo il piacevole clima che si respira all’Hosteria dei Numeri Primi, sorseggiamo il nostro vino e intanto ordiniamo i primi. Optiamo per un primo della tradizione e un altro di pesce. Ecco un classico: tonnarelli cacio e pepe su cialda di parmigiano. Piatto eccellente, invitante e profumata la cremina con la giusta quantità di pepe, la pasta con cottura perfetta. Insomma un piatto della tradizione fatto a regola d’arte.
Tonnarelli cacio e pepe in cialda di parmigiano
Con l’altro primo abbiamo scelto uno dei loro cavalli di battaglia: tagliolini con vongole, gamberi e tartufo nero. Un piatto meraviglioso che ci ha conquistato. E’ la prima volta che gusto il tartufo accostato al pesce, ma vi posso assicurare che il risultato è commovente. Un piatto equilibrato, gustoso, avvolgente, da dieci e lode. Complimenti!
Tagliolini con vongole gamberi e tartufo nero
Decidiamo di provare anche un secondo, stavolta della tradizione e ordiniamo saltimbocca alla romana. Un classico della cucina romana. Anche questo degno di nota.
Saltimbocca alla romana
Come contorno una bella cicorietta di campo ripassata in padella con aglio e peperoncino. Buona
Cicoria di campo
Per chiudere in dolcezza prendiamo un cannolo scomposto (delicato).
Cannolo scomposto
Accompagniamo il dolce con un mirto di Sardegna, il mirto del Fondatore di Silvio Carta. Un liquore di mirto spettacolare, in cui si respira davvero l'anima ancestrale della Sardegna.
Il mirto di Silvio Carta
Chiedo il conto e paghiamo poco più di 45 euro a persona. Prezzo corretto ma soprattutto commisurato alla qualità di quanto degustato.
L’Hosteria dei Numeri Primi a Trastevere è davvero un indirizzo che non può mancare in agenda. Troverai una cucina sorprendente con alcuni dei classici della cucina romana ben eseguiti e nuove e innovative proposte (molte di mare). Tradizione e innovazione vanno a braccetto in un tripudio di sapori e in un ambiente che intriga e conquista. Piatti mai banali e in continua evoluzione, ottime e studiate le proposte sia di carne che di pesce. Ho trovato tutto eccellente ma quei tagliolini con vongole, gamberi e tartufo nero quasi da soli valgono il viaggio. Esperienza da non perdere. Rapporto qualità-prezzo corretto con un costo commisurato alla qualità dei prodotti e delle materie prime utilizzate. Altra nota di merito è per il servizio (preciso e veloce) e per il personale gentilissimo ed educato. Complimenti a Stefano Dominici e a tutto il suo team. Indirizzo imperdibile.
Hosteria dei Numeri Primi
Via del Politeama n. 8. Roma
Tel. 06 6456 26 93
Visita il sito web dell’Hosteria dei Numeri Primi
Siamo tra Sant’Anastasìa e Pomigliano D’Arco in una strada un po’ nascosta e di per se anonima. Qui c’è un indirizzo che è diventato nel tempo una piccola grande istituzione: Bistrot Zì Rosa. Un po’ caffetteria, un po’ bottega alla vecchia maniera dove trovare prodotti del territorio di eccellenza (pomodorini del piennolo e le mitiche papaccelle giusto per citarne qualcuno), un po’ risto-bistrot.
La filosofia è quella portata avanti da Lello (il figlio della mitica Zì Rosa) chiamato qualche anno fa dalla mamma a rilevare la vecchia caffetteria. Da quel momento è stata una crescita costante. Questo è un piccolo angolo di buon gusto e buon cibo che può essere vissuto dalla colazione alla cena.
Bistrot Zì Rosa Particolare sala
Già entrando sembra di spostarsi “altrove”, magari in una bottega o bistrot provenzale: l’arredo è curato, sobrio dal tocco vagamente shabby, pochi i posti a sedere. Entrando sulla sinistra un bacone bar con una storica macchina da caffè e tanto ben di Dio. Qui c’è davvero l’imbarazzo della scelta: cornetti morbidi, profumati e di diversi tipi (attenzione ad arrivare tardi che vanno a ruba), ma per noi sono insuperabili le sbriciolate (fatte da loro): alla nocciola, all’albicocca, ai frutti di bosco e poi la caprese, la caprese al limone, crostate, biscottini, pan cake e torte vegane. Insomma ad ognuno il suo. Anche il caffè di Lello è da Champions League.
Bistrot Zi Rosa Particolare interno
Tutto al Bistrot Zì Rosa è curato nei dettagli e tutto parte da una scelta accurata e selezionata di prodotti e fornitori e da una filosofia portata avanti in modo convinto negli anni. Qui si bada alla qualità e non ai grandi numeri.
Qui si può anche pranzare o cenare e la spesa si fa quotidianamente. C’è una lavagna dove ogni giorno sono segnate le proposte del giorno, la cucina è espressa che più espressa non si può. E quando una cosa finisce…beh finisce.
Noi qui veniamo spesso per un aperitivo o a colazione ma ci siamo tornati anche per cena.
Abbiamo cominciato con grissini ai semi di papavero e un prosecco. Da bere due minerali e due calici di Morellino di Scansano DOCG Poggio Nibbiale un bel rosso da uve Cabernet Sauvignon, Canaiolo, Montepulciano, Sangiovese. Di un bel colore rubino, sentori di frutti rossi, buoni tannini e discreta personalità.
Morellino di Scansano Poggio Nibbiale di Buchheim
Arrivano i loro pani. Abbiamo scelto due tris: una parmigiana di patate a cui mancava solo la parola, eccezionale. Non da meno la parmigiana di melanzane e la polpetta fatta come Dio comanda con il suo sughetto che grida “scarpetta!”
Polpetta parmigiana di patate e parmigiana di melanzane
Vai con il primo: scialatielli con vongole e friarielli. Sorprendenti. Una cremosità ed un gusto incredibili. Nota di merito per le vongole (eccezionali) e azzeccata la scelta degli scialatielli freschi come tipo di pasta e cosa era quella cremina di friarielli….
Scialatielli vongole e friarielli
Due secondi: un polpo scottato con crema di fior di latte, pomodori confit e salsa di basilico. Gran piatto, morbido e saportito il polpo, delicata la crema di fior di latte.
Polpo scottato su crema di fior di latte pomodori confit e salsa al basilico
Sublime poi la parmigiana di pesce spada con melanzane e provola. Un piatto che mi ha conquistato. (Ottimo consiglio Lello!)
Parmigiana di pesce spada
Come si può non chiudere in bellezza con i dolci? E allora… sbriciolata ai frutti di bosco, orzo e segale. Buonissima.
Sbriciolata ai frutti di bosco
Sbriciolata alla nocciola (prendo sempre questa quando vengo qui). Fantastica.
Sbriciolata alla nocciola
Poi assaggiamo un altro dessert: torta cioccolato, amarene, frangipane e sale. Spettacolare e intrigante il contrasto del dolce con i granelli di sale in superficie.
Dolce amarena cicoccolato frangipane e sale
Accompagniamo il dolce con due amari d’arancia rossa siciliani e chiediamo il conto. Paghiamo poco più di 40 euro a persona per una bella esperienza gastronomica.
Bistrot Zì Rosa a Sant’Anastasia è un piccolo gioiello. Un po’ caffetteria, un po’ bottega, un po’ ristorante e un po’ bistrot. Qui puoi venire in ogni momento della giornata da colazione a cena e trovare sempre proposte interessanti. Lello (il padrone di casa) è gentile, preparato e ospitale. Fantastico il caffè, mitiche le torte, le crostate e le sbriciolate. La cucina vi sorprenderà: poche proposte giornaliere ma tutte curate con una meticolosa e accurata scelta di prodotti e materie prime (tutte stagionali). Bella l’atmosfera (vagamente francese) che si respira. Locale ben frequentato, servizio preciso e professionale. Conto adeguato al contesto. Se sei in zona è un indirizzo da non perdere. Garantiamo noi.
Bistrot Zì Rosa
Via degli Archi Augustei n.15
Sant’Anastasia (Na)
Tel. 339 342 3954
(Chiuso la Domenica)
Visita la pagina Fb di Bistrot Zì Rosa
Siamo nel salernitano a Bellizzi nell’area geografica della Piana del Sele, una delle aree più fertili e fortunate della regione, infatti nella Piana del Sele si produce una grande mozzarella di bufala, uno dei vanti campani.
Siamo venuti qui a Bellizzi perché c’è un indirizzo che non potevamo non provare: Arte e Gusto, il regno dello chef Carmine Farina.
Siamo nella centralissima Via Roma, parcheggiamo in strada a pochi metri dal locale. Abbiamo preventivamente prenotato il nostro tavolo da due.
Entriamo, il locale è arredato in stile moderno, è molto luminoso, dominano il bianco e il nero con qualche incursione di colore e di rosso, le sedie bianche, nere e rosse a rendere più accattivante lo stile. C’è una porzione di cucina a vista (effetto vedo non vedo) e una quarantina di coperti. L’impatto complessivo è decisamente piacevole. Ci accomodiamo.
Come vi raccontavo prima questa è la casa di Carmine Farina, chef preparato, simpatico e capace, un concentrato di passione e amore per la cucina. Carmine dopo gli studi e tanta esperienza in diverse strutture da fine 2013 ha aperto questo locale. Poi nell'Aprile del 2019 Arte e Gusto si è spostato nel nuovo locale affiancando al ristorante anche la pizzeria. Arte e Gusto è tutta la sua vita, qui Carmine esprime la sua passione e la sua creatività in cucina. In fondo quella di un locale tutto suo è stata una promessa silenziosa fatta al caro papà (a cui il locale è dedicato), che credeva ciecamente nelle capacità del figlio in cucina. Ristorante e pizzeria si muovono sinergicamente, impasti, topping e farciture nascono e partono dalla cucina e rendono interessanti anche le pizze (al bancone c’è il bravo Giovanni, il fratello di Carmine). Torneremo a provare anche queste ultime …
Ed eccoci pronti a goderci il pranzo. Il menù è sempre in evoluzione, cambia quasi settimanalmente in base alla reperibilità della materia prima, alla stagionalità dei prodotti e alla creatività dello chef. Si può ordinare “a la carte” o scegliere dei percorsi degustazione, di terra o di mare, della tradizione o creativo. Noi decidiamo di optare per due menù degustazione di mare “creativi”.
Da bere una minerale e un bel bianco del territorio, un Paestum fiano IGT “Donnaluna”dei Viticoltori De Conciliis, di un bel giallo paglierino, con una buona mineralità, dal gusto pieno, con un bel sentore floreale e di frutta a polpa gialla. Un vino che accompagnerà alla grande il nostro pranzo a base di pesce.
Fiano IGT Donnaluna dei Viticoltori De Conciliis
Nell’attesa degli antipasti, ci servono uno stuzzicante entreé: bocconcino di montanara con fonduta di provola, gambero rosa, pepe e limone. Spettacolare, equilibrata, sorprendente l’abbinamento del gambero con la fonduta di provola la nota del pepe e la scorza di limone a donare freschezza. Ci è davvero piaciuta tantissimo..
Montanara con fonduta di provola gambero rosa pepe e limone
Arrivano anche i pani di loro produzione, tre tipi: pane ai cereali, una focaccina e pane bianco. Anche il pane è buonissimo, bel lievitato, fragrante, profumato. Complimenti.
I Pani
Dopo poco ecco gli antipasti, cominciamo con tre assaggi: spiedo di calamaro con una scarola ripassata alla partenopea e maionese alla colatura di alici, totanetti affogati al datterino rosso con patate e cremoso ai porcini e una classica insalatina di mare. Un tripudio ….
Antipasti
L’insalatina di mare, fresca, morbida ha sempre il suo perché…
Insalatina di mare
Paradisiaco questo totanetto con le patate, morbido, voluttuoso, affogato in un sughetto di pomodorini datterini che ci ha “costretto” alla più goduriosa delle scarpette!
Totanetti e patate affogati
Sorprendente lo spiedo di calamaro (buonissimo) perfettamente abbinato alla scarola.
Spiedino di calamaro e scarole
Siamo partiti davvero alla grande, ma il proseguo non è da meno. Baccalà alla caprese, eccellente. Morbido, delicato e al contempo sapido il baccalà con quel sapore “mediterraneo” dato dal pomodorino.
Baccala alla caprese
Delicato e squisito il roll di salmone con zucca mantovana e provola in doppia consistenza (sotto la fonduta di provola e dentro al roll la provola stessa).
Roll di salmone zucca e provola
L’antipasto di mare ci ha sorpreso e convinto. Proposte eccellenti, ben cucinate e presentate. Abbinamenti creativi ma comunque che si muovono nel solco della tradizione e una materia prima eccellente con prodotti legati alla stagionalità. Complimenti davvero.
Poi un fuori programma. Ci viene voglia di assaggiare una mozzarellina di bufala, del resto come detto siamo in una delle zone della Campania vocate alla produzione di mozzarelle di bufala eccellenti. E infatti la troviamo ottima, presentata poi alla grande in un cestino di pane e pomodorini rossi e gialli.
Mozzarelline di bufala
La nostra esperienza gastronomica prosegue con i due primi che abbiamo scelto: un intrigante risotto cacio e pepe con mazzancolle e palline “cacio e pepe” fritte. Sapido, e al contempo stemperato dalla polpa delicata e morbida delle mazzancolle (freschissime). Che buone quelle palline cacio e pepe !
Risotto cacio e pepe con mazzancolle e palline cacio e pepe fritte
L’altro primo è stato a parer nostro un capolavoro: spaghettoni alla carbonara di salmone, uno dei cavalli di battaglia dello chef Carmine Farina. Un piatto che ci ha conquistato. Eccezionale. Delicata la carbonara, voluttuosa e che bontà l’idea del salmone. Un piatto che quasi da solo vale la visita qui. Decisamente da ricordare.
Carbonara di salmone
Siamo sazi ma un secondo in due vogliamo provarlo. La scelta cade sulla trilogia di tonno, in pratica il tonno presentato con tre tipi di cotture e preparazioni: tonno scottato accompagnato dal sale di Maldon (spettacolare sale inglese apprezzato dai gourmet di tutto il mondo), una tartare di tonno condita con spuma di provola e un tonno croccante tutto su una leggera salsa alla ‘Nduja. Anche questo piatto è notevole. Per chi come me ama il tonno è stata un’esperienza incredibile, ho trovato sorprendente e azzeccatissimo l’abbinamento con la ‘Nduja. Chapeau.
Trilogia di tonno
Dulcis in fundo. Ci servono un predessert: composta di castagnaccio con il miele caldo.
Predessert
Prendiamo un dessert da dividerci: sfogline ripiene di nutella accompagnate da una crema al panettone con un crumble di biscotto al burro. Che ve lo dico a fare…. Accompagniamo il dolce con caffè e mirto di Sardegna.
Sfogline ripiene di nutella
Accompagniamo il dolce con caffè e mirto di Sardegna. Chiediamo il conto e paghiamo per il nostro pranzo 45 euro a persona. Rapporto qualità prezzo corretto e adeguato alla proposta di cucina.
Arte Gusto a Bellizzi è una tappa obbligata per chi ama mangiar bene. La cucina di Carmine Farina si potrebbe così definire: un mix di tecnica e passione. Carmine è uno chef talentuoso ed è capace di proporre una cucina che esalta i prodotti e le materie prime utilizzate (di grande qualità e sempre con un occhio alla stagionalità). In più ha un carattere solare ed è molto simpatico. Si può optare per proposte di pesce o di carne e in ogni caso il risultato è garantito. Nota di merito per il servizio (Chiara in sala è gentile, preparata, encomiabile e molto brava). Il rapporto qualità-prezzo corretto e adeguato comunque al tipo di proposta gastronomica. Esperienza da non perdere. Abbiamo mangiato divinamente. Garantiamo noi…
Arte Gusto
Via Roma n. 257
Bellizzi (Sa)
Tel. 0828 351041
Visita la pagina Fb di ArteGusto ristorante
Siamo tornati a trovare lo chef Pietro Leonetti per provare la sua cucina e le sue proposte, una cucina per cui proviamo un debole, lo ammettiamo. Ma andiamo per ordine.
Siamo a Castel Morrone, un borgo dalle origini antichissime, da queste parti la storia la respiri un po’ dovunque, qui sono transitate genti, eserciti, popoli, lo stesso Garibaldi e la storia la respiri anche al Frantoio Ducale, siamo infatti all’interno del suggestivo Palazzo Ducale che fu costruito intorno al 1600 dal Duca De Mauro, su una struttura preesistente. Da un po’ di anni questo luogo è il regno della famiglia Leonetti che qui vive e proprio qui si trova anche il ristorante.
E’ una fredda serata invernale, arriviamo puntuali intorno alle 21.30, abbiamo preventivamente prenotato il nostro tavolo da due.
All’interno due grandi sale, con arredamento degno della location, uno stile classico ma non “pesante”, c’è una bella e sobria “mise en place” e poi c’è il plus ossia la sala “enoteca” del ristorante (dove ci si può anche accomodare e mangiare), quella con una storica e maestosa macina in pietra che un tempo si usava per la molitura delle olive. L’atmosfera è incredibile e invita alla convivialità.
La maestosa macina antica
Ci accompagnano al nostro tavolo, arriva Pietro che fa gli onori di casa, ci saluta e ci fa portare il menù. Da bere ordiniamo una minerale e una bottiglia di “Conclave” Falerno del Massico (2017) delle cantine Papa, un vino maestoso che adoro e che si presenta con un bel colore rosso rubino, con sentore di frutti rossi e spezie, tannini vigorosi. Eccezionale questo falerno che accompagnerà il nostro pranzo.
Il Conclave Falerno del Massico di Papa
Diamo un’occhiata al menù, cominciamo con un assaggio di 5 antipasti (denominato in carta Di tutto un po’).
Dopo poco cominciano le danze: un baccalà in tempura con una insalatina di verdure, una giardiniera fatta da Pietro Leonetti con verdure cotte a vapore. Piatto spettacolare nella sua semplicità. Il baccalà morbido, il fritto non unto e asciutto e che buone quelle verdurine! (Belle anche da vedere).
Baccalà in tempura con giardiniera
Degli stuzzicanti fiori di zucca in pastella ripieni di ricotta di fuscella e salame di maialino grigio toscano su passatina di zucca. Che ve lo dico a fare….
Fiore di zucca in tempura su vellutata di zucca
Una bella “parmigianina” di melanzane che ha sempre il suo perché, meravigliosa, profumata, ben fatta, gustosa ed equilibrata.
Parmigiana di melanzane
Dei bocconcini di coniglio al finocchietto selvatico e coriandolo su broccoletti passati in padella. Che buoni !
Bocconcini di coniglio al finocchietto selvatico
Una profumatissima zuppa di fagioli quarantini, farro, ceci, castagne e porcini con vela di pane. Divina.
Zuppa di fagioli quarantini farro ceci castagne e porcini
Sulla zuppa, e confesso anche con il buon pane locale abbiamo abbinato un grande olio del territorio: l’Oro di Caiazzo del frantoio Marco Mondrone, un fruttato medio, persistente, con evidenti note di erba fresca. Ottima espressione del territorio.
Olio evo di Oro Caiazzo del frantoio Marco Mondrone
L’antipasto è eccellente, una serie di proposte che si muovono nel solco della tradizione, ben presentate, ben eseguite, l’esaltazione della cucina della tradizione contadina realizzata con prodotti di grande qualità. Complimenti davvero.
Passa a salutarci Pietro Leonetti, che si intrattiene qualche minuto con noi, per assicurarsi che tutto vada bene, Pietro è sempre molto presente ed attento alle esigenze di tutti i commensali. Ci racconta la storia di questa struttura e del Palazzo Ducale, affascinante.
E’ tempo di scegliere i primi, la nostra scelta cade su un piatto di fusilloni di pasta fresca con noci e porcini, un ben eseguito, equilibrato. Perfetta cottura della pasta e poi che profumo!
Fusilloni di pasta fresca con porcini e noci
E poi un piatto per me rassicurante: rigatoni con una genovese delicata, profumata, bella tirata e densa. Commovente.
Rigatoni con genovese
Siamo quasi sazi ma un secondo (in due) lo vogliamo provare. Optiamo per il maialino grigio a lenta cottura con friarielli. La carne morbidissima, voluttuosa si scioglie in bocca. Ottimo l’abbinamento i friarielli. Grande piatto anche questo.
Maialino a lenta cottura con friarielli
Non possiamo chiudere in dolcezza. Non vogliamo strafare, Pietro ci serve un po’ di fondente e degli struffoli fatti da lui (ottimi).
Dessert
Accompagniamo il dessert con un bel passito: Dolceluna, il Primitivo di Manduria Dolce Naturale della linea pugliese PietraPura di Rocca delle Macie. Profumato, persistenti con note di frutta matura e miele.
Pietra pura primitivo di Manduria passito Dolceluna
Chiediamo il conto e paghiamo per il nostro pranzo 80 euro in due, davvero un eccellente rapporto qualità – prezzo.
Non è la prima volta che veniamo al Frantoio Ducale a Castel Morrone. Ogni volta è una grande conferma. Pietro Leonetti per noi è una garanzia assoluta.
Ogni parola o considerazione ulteriore rispetto a quanto scritto anche in passato su questo ristorante risulterebbe quasi pleonastica. Qui trovate una cucina eccellente, che esalta i prodotti del territorio, le proposte sono realizzate con cura, attenzione ai dettagli, con materie prime che non vengono lavorate troppo in modo tale da esaltarne il sapore e le caratteristiche.
Metteteci poi la location suggestiva (pranzare o cenare in un palazzo Ducale e respirare la storia ha sempre un certo fascino), il servizio è professionale e attento (inappuntabile e preparato Giuseppe in sala), la simpatia e la garbata ospitalità di Pietro Leonetti fanno il resto . Aggiungiamo poi un corretto rapporto qualità – prezzo. Cosa volere di più? Consigliatissimo. Qui si va sempre sul sicuro! Alla prossima Pietro.
Ristorante il Frantoio Ducale
Via Altieri n.50
Castel Morrone (Ce)
Tel. 0823 399167
Visita il sito web del ristorante Il Frantoio Ducale
E’ venerdì sera, l’aria è frizzantina con un gruppo di amici e colleghi andiamo a cena a Forino a una decina di Km da Avellino, il posto scelto è La Vecchia Casa, questo indirizzo è una nostra vecchia conoscenza, siamo curiosi a distanza di tempo ti tornare a gustare la loro cucina. Forino è un paese immerso nel verde di boschi cedui e noccioleti, siamo a 400 metri sul livello del mare. Il centro del paese è piccolo e arrivare al ristorante è molto semplice, siamo nella centralissima Via Roma. Parcheggiamo comodamente davanti al locale.
La Vecchia Casa si trova in un palazzo signorile del 1800, si entra in un portone maestoso e lo stabile si sviluppa su più livelli e ha una particolarità che ci colpisce: ci sono tanti piccoli ambienti separati che sono un invito al piacere della tavola senza rischio di chiassose tavolate. L’arredo è semplice e sobrio, l’atmosfera è calda e invita alla convivialità. Ci accomodiamo e ci accolgono con un prosecco di benvenuto (gradito pensiero). Decidiamo di affidarci ai loro consigli e optiamo per un antipasto tipico del territorio per tutti.
Arrivano i loro pani (tra cui il pane cicoli e pepe fatto da loro, buonissimo):
Da bere prendiamo un vino aglianico giovane di un’azienda locale, di pronta beva gradevole ed equilibrato, (alla fine della serata le bottiglie di vino saranno 4). A queste si aggiunga una bottiglia di Rosso Cupo, Irpinia Campi taurasinini della cantina Manimurci di Paternopoli. Un bel rosso dal colore rubino intenso, con profumi di frutta rossa e spezie, di buona personalità.
Rosso cupo Irpinia campi taurasini di Manimurci
Arrivano i taglieri di salumi tipici (prosciutto crudo, guanciale, capocollo, soppressata, salame paesano). Molto buoni i salumi tutti rigorosamente del territorio.
Tagliere di salumi
Ecco i formaggi di pecora a Km zero. Anche questi sopra la media e gustosi. I formaggi e pecorini locali accompagnati da confettura e miele di castagno.
Formaggi
L’antipasto prosegue con il classico e tipico mallone irpino (rape e patate qui arricchite con guanciale a cubetti). In una parola spettacolare.
Il mallone
Il mallone è un piatto che si prepara da Ottobre in poi fino ad arrivare alla Primavera, ne abbiamo provati tanti in Irpinia e nella zona del salernitano durante i nostri “viaggi gastronomici”, questo è uno dei migliori mai gustati … complimenti. Altra chicca: la parmigiana di cipolla ramata di Montoro, sorprendente, dolce, profumata. Grande piatto. Una parmigiana divina.
Parmigiana di cipolla ramata di Montoro
E ancora zuppa di fagioli, castagne, guanciale e alloro che col freddo che c’è ci sta da Dio. Anche questa bene eseguita, equilibrata e gustosa.
Zuppa di fagioli castagne con guanciale e alloro
Pensate sia finita qui? No, affatto … Ecco delle buonissime scarole con olive, capperi e noci.
Scarole con olive capperi e noci
L’antipasto ci ha soddisfatto in pieno. Da notare l’uso di materie prime e prodotti del territorio (spesso a Km zero) ben cucinati e presentati. Visto che siamo in tanti decidiamo con i primi di assaggiare più cose. Anche qui si respira “Irpinia” a pieni polmoni.
Tagliatelle (hand made) con burro, porcini e tartufo irpino, avvolgenti, profumate, mantacate alla perfezione e che profumo quei porcini insieme al tartufo..
Tagliatelle fatte in casa con burro porcini e tartufo
E ancora le cortecce con pomodorini e salsiccia, una proposta in apparenza semplice ma che ha sempre il suo perché. Ottima la salsiccia, un piatto bene cucinato.
Cortecce pomodorini e salsiccia
Qualcuno dei commensali vuole degustare una pasta ripiena e la scelta cade sui ravioli di ricotta (hand made) con burro e pancetta croccante . Anche questi molto buoni.
Ravioli burro e pancetta
E ancora dei commoventi spaghetti quadrati con crema di caciocavallo, tartufo e porcini. Eccezionale la loro cremosità e dal profumo stordente.
Spaghetti quadrati con crema di caciocavallo tartufo e porcini
Non possiamo alla Vecchia Casa non andare anche di genovese, qui infatti (lo ricordavamo bene) la fanno in modo eccellente. Scelta azzeccata! Queste candele spezzate alla genovese (con cipolla di Montoro e pezzi interi di ottima carne) fantastiche.
Candele spezzate alla genovese
La carrellata dei primi ci ha deliziato. Passa intanto a salutarci e a sincerarsi che tutto vada per il meglio Pellegrino Tolino (detto Rino), l’oste, il pizzaiolo e il titolare della Vecchia Casa. Con lui stabiliamo che tipo di carne gustare come secondo. Alla fine la scelta cade su marchigiana e scottona irpina. La carne frollata alla perfezione è davvero uno spettacolo.
Sua maestà la carne
Ci viene servita tagliata su pietra di sale. Eccezionale, morbida (quasi si scioglieva in bocca).
Marchigiana e scottona su pietra di sale
Accompagniamo la carne con delle chips di patate e porcini. Intriganti.
Chips di patate e porcini
Da notare come abbiamo cenato con un grande olio: zahir di Sacomaio, monocultivar di ravece. Un extravergine eccezionale, il fiore all’occhiello del frantoio Sancomaio di Zungoli, ottenuto selezionando le migliori olive della qualità ravece (una cultivar autoctona irpina). Lo Zahir di Sancomaio mi piace per la sua evidente nota di pomodoro verde e quel leggero sentore di amaro che lo rendono un olio strutturato e importante. Vera eccellenza irpina.
Monocultivar ravece Zahir di SanComaio
Siamo sazi e ahimè ci tocca saltare il dolce. Giro d’ordinanza di amari, grappe e caffè e chiediamo il conto. Paghiamo 35 euro a testa per una cena fantastica. Davvero complimenti anche per il fantastico rapporto qualità- prezzo.
La Vecchia Casa a Forino è un indirizzo sicuro. Qui puoi gustare un'ottima cucina irpina realizzata con prodotti del territorio di grande qualità. Anche le quantità soddisferanno i più esigenti ( e affamati). La Vecchia Casa è anche pizzeria e al forno c’è Pellegrino Tolino detto Rino, che è anche il titolare. Dobbiamo fare a lui i complimenti perché qui alla Vecchia Casa si sta davvero bene e si mangia alla grande. Fantastico poi il rapporto qualità prezzo. Da provare senza riserve. Garantiamo noi Templari del Gusto.
Ristorante La Vecchia Casa
Via Roma 81/85
Forino (Av)
Tel. 328 897 6063
328 897 6063
Visita la pagina Fb della Vecchia Casa
Siamo ad Avella, centro di origine antichissima come testimonia l’Anfiteatro, il reperto più significativo del periodo romano dell’antica “Abella”, le cui origini si perdono nel tempo, prima fu città osca, poi etrusca e infine sannita. Avella è famosa anche per la coltivazione della nocciola (la buonissima avellana). Proprio qui ad Avella siamo venuti a cena al Moera. Siamo tornati a distanza di qualche anno desiderosi di gustare la proposta di cucina del bravissimo chef Francesco Fusco.
Per arrivare al Moera, costeggiamo l’Anfiteatro, seguiamo le indicazioni, attraversiamo una stradina circondata da verdi campagne e noccioleti e arriviamo.
Oltre ad essere ristorante il Moera è anche un’azienda agricola, qui si coltivano e producono verdure, ortaggi di stagione, prodotti utilizzati da Francesco Fusco per i suoi piatti. Ingredienti a Km zero (a volte a cm zero passatemi il termine) che esaltano le ricette e le preparazioni con un sapiente uso delle erbe spontanee. Poi c'è una eccellenza su tutte: il buonissimo pesto di aglio orsino, l’aglio selvatico che cresce spontaneo e incontaminato. Il pesto (prodotto da loro) è fatto con le foglie di questa pianta, olio Evo, olio di semi di girasole e sale. Lo incontreremo anche stasera, tranquilli. Ma andiamo con ordine.
Il ristorante si presenta come una gradevole ed elegante villa di campagna. Entriamo, ci accoglie Diana (moglie di Francesco Fusco), ci accompagna al nostro tavolo. L’accoglienza è cordiale e discreta, il locale all’interno è molto luminoso, c’è un bel cotto a terra, gli ambienti sono caldi, l’arredo è minimal, moderno ma senza eccessi, c’è una bella “mis en place” con tovaglie di lino grezzo color avorio. Notiamo un bel camino in sala (è uno spettacolo quando è acceso).
Arriva Diana che ci elenca le varie proposte. Decidiamo di farci guidare da lei per quello che riguarda il menù. Da bere prendiamo una minerale e una bottiglia di Irpinia Campi Taurasini DOC dei Vignaioli De Santis di Montemiletto. Un vino sorprendente, di un bel colore rosso rubini, sentori di frutti rossi ma anche di erbe. Fresco ma giustamente tannico. Fantastico davvero, ottima scelta.
Irpinia Campi Taurasini Doc di De Santis
Cominciamo con gli antipasti: ci servono una minestra maritata eccezionale fatta con verza, cicoria, borraggine, scarola e la minestra nera in brodo di pollo e poi viene messo il cotechino irpini sbriciolato. Una poesia rustica dei sensi.
Minestra maritata
La seconda proposta è un altro piatto della tradizione contadina: una profumata zuppetta di fagioli zolfini (naturalmente di loro produzione). Ottima.
Zuppetta di fagioli
Poi Francesco Fusco vuole farci gustare sua maestà la braciola: una bracioletta commovente, suadente, morbida (si tagliava con la forchetta), con quel sughetto "bello tirato" che mi ha costretto alla più avida e peccaminosa delle scarpette. Che meraviglia.
Sua maestà la braciola
E che dire poi dell’uovo di gallina livornese (allevata da loro in azienda) con tartufo nero? Anche questo abbinamento indovinatissimo.
Uovo di gallina livornese e tartufo nero
Gli antipasti sono un piccolo compendio di cucina contadina eseguita a regola d’arte con prodotti di eccellenza, maestria e conoscenza. Di tanto in tanto la brava Diana (perfetta padrona di casa) passa al nostro tavolo per sincerarsi che tutto sia di nostro gradimento. Il menù degustazione prevede due assaggi di primi. Degli spaghetti con pomodori corbarini, pomdorini gialli del piennolo, aglio orsino (eccolo!) e cacioricotta di capra. Era da tempo che non mangiavo degli spaghetti così buoni. E che cos’era quel sughetto di pomodoro giustamente aromatico e profumato grazie alla presenza dell’aglio orsino. Anche qui è scattata la più laida delle scarpette ma non potevo esimermi, sarebbe stato un delitto lasciare cotanto ben di Dio.
Spaghetti con corbarini pomodorini gialli del piennolo aglio orsino e cacioricotta di capra
Se gli spaghetti ci sono piaciuti l’altro primo non è da meno. Qui il territorio avellano “parla”, “racconta”: tofarelle (conchiglie) di pasta secca con pesto di nocciole avellane (pesto artigianale fatto da loro) e tartufo nero. In una parola, eccezionale. Piatto gustoso, equilibrato.
Conchiglie con pesto di nocciole e tartufo nero
Passa al nostro tavolo a salutarci lo chef Francesco Fusco, ci fermiamo un po’ a parlare con lui del lavoro dell’azienda Agricola, dei suoi piatti delle sue passioni. E’ sempre piacevole parlare con lui, un concentrato di umiltà e bravura. A parer mio è davvero un grande. Ecco il secondo: coppa di maialino con crema di patate agli agrumi, papaccelle e miele di fico. Ottima la carne di maiale, sorprendente l’abbinamento con la crema di patata aromatizzata agli agrumi, con la dolcezza del miele di fico e immancabili e buonissime le papaccelle, (maiale e papaccelle, un must).
Coppa di maialino crema di patate agli agrumi papaccelle e miele di fico
Siamo sazi ma non possiamo saltare il dolce, sarebbe un peccato. Diana ci fa assaggiare un po’ di migliaccio (fatto da lei), spettacolare e leggero.
Il migliaccio di Diana
E ordino una millefoglie composta al momento con crema pasticcera e amarene sciroppate (fatte da loro), commovente. Un dolce che vi conquisterà.
Millefoglie
Accompagniamo il dessert con un liquorino interessante: il Gran liquore Partenio fatto dai Padri Benedettini dell’Abazia di Montevergine. Un liquore fatto con erbe del Partenio (da qui il nome) in particolare con un erba che cresce su questo monto denominata “Romito”. Un liquore aromatico, profumato con una gradevole nota dolce che regala quasi un sentore di miele.
Gran liquore Partenio dei Padri benedettini di Montevergine
Chiediamo il conto, paghiamo per la nostra cena 95 euro in due. Rapporto qualità - prezzo corretto. C’è anche la possibilità di optare per un menù degustazione che prevede 3 antipasti, primo, secondo e dolce a 35 euro a persona, oppure a 40 euro a persona con due primi (vini esclusi in entrambi i menù).
Il Moera ad Avella è a parer mio un piccolo gioiello. Qui si porta avanti una filosofia ben precisa, la cucina è il completamento di un percorso che nasce dalla terra. Da qualche anno con la nascita dell’Azienda agricola il cerchio si è chiuso. Il Moera si trova in un luogo fortunato tra noccioleti, oliveti (qui producono anche un ottimo olio), vigneti, e alberi da frutto. In cucina oltre ai prodotti coltivati in Azienda si usano erbe spontanee e i prodotti del sottobosco, uno su tutti: l’aglio orsino, sorprendente e protagonista di molte ricette e piatti proposti da Francesco Fusco. Fantastici i loro pesti (quello di aglio orsino, il pesto di nocciola e tartufo, di noci e curcuma, di pomodoro secco e aglio orsino). Buonissima la confettura di albicocche che producono. Da ricordare come i prodotti dell’Azienda si possono anche acquistare qui.
Tutto ciò che si coltiva qui viene usato per preparare piatti e menù (che proprio per questo cambia anche più volte stagionalmente). Francesco Fusco è un vero talento, bravissimo a valorizzare alla grande i prodotti del territorio e dell’Azienda Agricola.
La cucina è l’esaltazione della tradizione contadina, una cucina solo in apparenza semplice che nasconde sapienza, conoscenza e passione. Il servizio è veloce e professionale. Buono il rapporto qualità-prezzo. Conferma assoluta. Da provare e riprovare, garantiamo noi.
Il Moera
Via delle Centurie
Avella (Av)
Tel. 081 825 2924
Visita la pagina Fb de il Moera
Siamo a Salerno, città bellissima resa in questo periodo ancora più attraente la sera dalle “Luci d’Artista” capaci di attirare centinaia di migliaia di visitatori e turisti ogni anno.
Dopo una passeggiata sullo splendido lungomare e per le vie del centro, decidiamo di concederci una pausa per cena e ci rechiamo in un posticino che anni fa avevamo già provato: Il Tagliere. Abbiamo prenotato per tempo il nostro tavolo da due, siamo stati fortunati a trovarne uno ancora libero.
Arriviamo puntuali. Siamo in via Fiera Vecchia, quasi all’angolo di Via Arce nei pressi del famoso luogo chiamato Ponti del diavolo, ossia un tratto dell’acquedotto medievale di Salerno, che ha un passato importante, ricco di storie e leggende. Pensate che questo fu costruito dai Longobardi tra l’VIII e il IX secolo e poi restaurato dai Normanni nell’XI secolo e serviva per portare acqua ai monasteri di San Benedetto e Pianta Nova.
Dopo questo breve richiamo storico torniamo al nostro racconto. Entriamo, ci accolgono con grande ospitalità e gentilezza e ci accompagnano al nostro tavolo.
Il Tagliere Salerno Ingresso
Il locale ha una quarantina di posti a sedere, è molto intimo e accogliente, domina il legno, mi piace molto anche l’illuminazione calda perfetta per questo luogo un po’ bistrot e un po’ osteria. All’ingresso nella prima sala (dove siamo noi con il nostro tavolo) c’è un maestoso banco con salumi e formaggi in bella vista, nella seconda sala ci sono luci soffuse e si respira un’atmosfera particolare. E’ un ambiente che sembra trasferirci in un ristorantino o una locanda toscana o umbra. Davvero molto bello. Siamo molto curiosi di degustare qualcosa. Prendiamo da bere una minerale e due calici di un ottimo Morellino di Scansano Moris Farms, un bel rosso ottenuto da uve Sangiovese (90%), Merlot e Sirah (10%), di un bel colore rosso brillante, intenso, profumato, di buona personalità ideale per accompagnare la nostra cena.
Morellino di Scansano Moris Farms
E’ arrivato il momento di ordinare. Intanto arrivano i loro pani e dei tarallucci stuzzicanti.
Pani e tarallucci
Visto che i prodotti sono tutti d’eccellenza e il ristorante si chiama il Tagliere non possiamo esimerci dall’ordinare un bel tagliere per due persone. Ci servono una mortadella al tartufo (commovente), capocollo e pancetta di maialino nero, finocchiona toscana (suadente) e una buona soppressata. Poi i formaggi: il pecorino di Moliterno (che adoro), un ottimo formaggio con il pistacchio e uno misto fatto con latte di mucca e pecora proveniente dal comune di Colliano. Con i formaggi ci servono tre confetture, al peperoncino, ai fichi senapati e miele aromatizzato al tartufo.
Tagliere di salumi e formaggi
I salumi sono davvero di ottima fattura cosi come ottimi sono i formaggi. Ho apprezzato molto il pecorino di Moliterno (io per questo formaggio ho un debole). Tagliere davvero top. La serata trascorre in modo piacevole. Dopo una breve pausa arriva il tortino di patate, porcini, su fonduta di formaggio e speck, delicatissimo e dal sapore molto equilibrato. Bello il contrasto tra il dolce della patata e la nota sapida dello speck. Davvero notevole.
Tortino di patate con speck porcini e provola su fonduta di parmigiano Reggiano
Decidiamo di prendere anche un Uovo assoluto di Paolo Parisi fatto ad Occhio di Bue con parmigiano reggiano e tartufo nero pregiato. In una sola parola: spettacolare. Poi le uova di Paolo Parisi delle sue galline livornesi allevate a terra sono un’eccellenza. Abbiamo fatto davvero un’ottima scelta.
Uovo di Paolo Parisi occhio di bue con parigiano reggiano e tartufo nero pregiato
Vogliamo gustare anche una polenta. Visto che fuori il clima è rigido ci sta da Dio ecco per noi una bella polenta con ragù tipico di salsiccia.
Se potessi trasferirvi con il profumo di questo ragù meraviglioso.... Poi per me la morte della polenta è il ragù, quindi anche qui abbiamo scelto bene. La polenta è ottima.
Polenta al ragù tipico di salsiccia
Saremmo quasi sazi, anziché provare la carne voglio gustare uno dei due primi che propongono in carta. Opto per una cacio e pepe. Uno magari dice: "ma come non sei a Roma e prendi una cacio e pepe"? Si, proprio per questo, io per alcuni piatti della tradizione sono esigente, volevo provare la loro versione.
Spaghetti cacio e pepe
Ho trovato questi spaghetti cacio e pepe meravigliosi: una cremosità avvolgente, un profumo stordente, una giusta e voluttuosa sapidità e la giusta dose di pepe, non ultima la cottura perfetta della pasta. Cacio e pepe da Oscar. Complimenti.
Siamo sazi, decidiamo di desistere e ci ripromettiamo di ritornare per assaggiare un altro dei piatti forti della casa: la carne.
Chiudo con un bell’amaro e chiedo il conto. Paghiamo in due 70 euro. Un prezzo giusto, corretto soprattutto se commisurato alla notevole qualità dei prodotti che ci sono stati serviti.
Il Tagliere a Salerno è un indirizzo che consigliamo senza alcun dubbio, per l’uso di prodotti d’eccellenza (salumi e formaggi su tutti), per la fornitissima carta dei vini, per l’ambiente caldo (soprattutto nelle fredde sere d’Inverno è bellissimo stare qui), per l’atmosfera che ci rimanda un po’ alle locande e alle osterie toscane ed umbre, per il sapiente utilizzo delle materie prime e per l’ottima cucina. Personale veloce e professionale. Conto assolutamente corretto.
Complimenti davvero. Ci rivedremo presto. Da non perdere, garantiamo noi Templari del Gusto.
Il Tagliere
Via Fiera Vecchia n. 42
Salerno
tel. 089 971 1123
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